Terrà

L'intervista
Dal nonno al mercato: come Leonardo Peralta ha trovato la sua strada nel vino

di Giacomo Alberto Manzo*

Leonardo Peralta è un enotecnico di terza generazione, cresciuto in una famiglia profondamente radicata nella viticoltura e nella produzione di vino. Fin da bambino, ha seguito il nonno e il padre nei vigneti e in cantina, sviluppando una passione autentica per questo mestiere. Oggi, si occupa della selezione delle uve e della vinificazione, collaborando con i colleghi per affrontare le sfide del settore. Peralta sottolinea l’importanza di coniugare tradizione e innovazione, valorizzando le cultivar autoctone e adattandole alle tecniche di vinificazione moderne.

Le attuali tendenze di mercato richiedono vini freschi, fruttati e biologici, che rispondano più ai gusti dei consumatori che alle preferenze dei tecnici. Per chi aspira a diventare enotecnico, Peralta consiglia di studiare, viaggiare, degustare e affrontare ogni problema con chiarezza. La sua esperienza più significativa non è rappresentata da un singolo episodio, ma dall’insieme delle sfide e delle soddisfazioni accumulate nel corso della sua carriera.

Peralta, come è diventato enotecnico?

“Credo che sia stato il mio destino. La mia famiglia si dedica alla coltivazione della vite e alla produzione di vino da tre generazioni, e fin da piccolo ho capito che questo sarebbe stato il mio cammino. L’amore per questo lavoro è cresciuto con me, giorno dopo giorno. Ho sviluppato un legame profondo e incondizionato con la terra, la viticoltura e il vino. Nei momenti liberi, e soprattutto durante la vendemmia, accompagnavo mio nonno in campagna; ogni passo con lui tra i filari di viti era un’esperienza emozionante e istruttiva. Ero affascinato dai grappoli dorati e pieni di vigore che, alla fine della giornata, venivano lavorati nella nostra piccola cantina familiare. Allo stesso modo, osservavo mio padre, che lavorava come enologo in una cantina sociale, e rimanevo colpito vedendo i camion carichi di uva in attesa di essere conferiti e sentendo l’inebriante odore del mosto in fermentazione. Tutto questo mi ha catturato e mi ha spinto a scegliere questa professione”.

Quali sono le sue principali responsabilità nel processo di produzione del vino?

“Nel corso della mia carriera professionale, ho maturato una vasta gamma di competenze, spaziando dall’ambito tecnico a quello agronomico, fino ad arrivare alla gestione delle pratiche burocratiche. Questa diversificazione mi ha permesso di sviluppare una visione completa del processo produttivo, che mi è stata di grande aiuto nell’affrontare le varie sfide del settore vitivinicolo. Oggi, rispetto al passato, il mio ruolo si focalizza soprattutto sulla selezione delle uve, una fase cruciale per garantire la qualità del vino, e sulla loro vinificazione, dove ogni dettaglio può fare la differenza nel prodotto finale.

Ritengo di fondamentale importanza il confronto costante con i miei colleghi, che rappresenta non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per rimanere aggiornato sulle nuove tendenze e innovazioni del settore. Collaborare e discutere con altri professionisti mi permette di affrontare con maggiore consapevolezza le sfide emergenti, adottando soluzioni che possano migliorare continuamente la qualità del lavoro e del prodotto finale”.

Leonardo Perlata

Come sceglie le uve per la vinificazione?

“La scelta delle uve per la vinificazione è un processo che ha radici profonde nel vigneto stesso, un concetto che mi è stato trasmesso durante i miei studi dal mio stimato professore di Enologia, Nicola Trapani, presso l’Istituto Tecnico Agrario ‘Abele Damiani’ di Marsala. Il suo insegnamento, che ancora oggi porto con me, sottolineava l’importanza del lavoro in vigna come fondamento essenziale per la produzione di un vino di qualità. Ricordo con grande apprezzamento la sua professionalità e la passione con cui trasmetteva il suo sapere agli studenti.

Tuttavia, la selezione delle uve non si basa solo sull’esperienza e l’intuizione, ma richiede anche un approccio scientifico rigoroso. È indispensabile adottare metodi tecnici avanzati per monitorare continuamente la crescita e la maturazione delle uve, garantendo che ogni grappolo raggiunga le condizioni ottimali per la raccolta. A questo si aggiungono le analisi enochimiche, strumenti fondamentali per valutare la composizione chimica e il potenziale qualitativo delle uve. Solo attraverso questa combinazione di conoscenza pratica e analisi scientifiche è possibile selezionare uve di pregio, in grado di dare vita a un vino di alta qualità che esprima al meglio le caratteristiche del territorio e della varietà”.

Le sfide più comuni che incontra nel suo lavoro?
“Ogni giorno presenta una sfida diversa, frutto di un lavoro meticoloso svolto a monte e delle continue fluttuazioni del mercato. Il nostro settore è caratterizzato da un’evoluzione costante, che richiede la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Questo significa non solo aggiornarsi continuamente sulle nuove tendenze e innovazioni, ma anche dedicare tempo allo studio approfondito e al confronto con i vari professionisti che operano nel mondo del vino. Solo così è possibile mantenere alti standard di qualità e rispondere con efficacia alle esigenze di un mercato sempre più complesso e competitivo”.

Quali sono le tendenze nel mondo del vino?

“Il mondo del vino è strettamente legato alle tendenze e agli stili di vita, e come professionisti del settore dobbiamo tenere conto delle esigenze dei consumatori. Credo fermamente che sia fondamentale produrre vini che rispondano ai gusti del mercato, piuttosto che a quelli dei tecnici. Attualmente, le preferenze del mercato si orientano verso vini profumati, leggeri e poco strutturati. In particolare, c’è una crescente domanda di vini freschi, fruttati, frizzanti e morbidi, sia per i bianchi che per i rosati. Inoltre, il mercato richiede sempre più vini ottenuti tramite metodi di coltivazione biologica certificata”.

E’ difficile il rapporto tradizione-innovazione nella produzione del vino?

“Credo che ogni territorio debba mantenere una propria identità distintiva. È fondamentale valorizzare le varietà autoctone, integrandole con le nuove tecniche di vinificazione per ottenere vini moderni che riflettano al tempo stesso l’essenza del vitigno e del territorio di origine. Il consumatore di oggi, sempre più attento ed esigente, apprezza l’armonia tra il vino e la sua espressione territoriale, racchiusa nel concetto di terroir, un termine che abbraccia tutti gli elementi che conferiscono unicità a un vino.”. 

Quali sono i suoi vini preferiti?

“Non ho una preferenza netta per una tipologia di vino in particolare, poiché ciò che davvero conta per me è l’esperienza complessiva che un vino è in grado di offrire. Per guadagnarsi il mio apprezzamento, un vino deve essere capace di evocare emozioni e sensazioni che mi colpiscono profondamente. Deve avere il potere di sorprendere e di coinvolgere i miei sensi, facendomi immergere in un viaggio sensoriale che va oltre il semplice atto di bere. Voglio che mi lasci un ricordo piacevole, che mi inviti a ritornare a quel calice con il desiderio di assaporarlo ancora, scoprendo magari nuove sfumature ad ogni sorso. In definitiva, un vino deve riuscire a stimolarmi al punto da farmi desiderare di rivivere quell’esperienza unica, portandomi a sceglierlo nuovamente in futuro”.

Come valuta la qualità di un vino?

“Valutare un vino è un processo complesso che richiede attenzione e responsabilità. È fondamentale immergersi nell’esperienza del vino, analizzando ogni aspetto con cura. Spesso, ci si trova a degustare vini che, pur appartenendo a specifici territori e tipologie, non presentano le caratteristiche necessarie per ottenere le denominazioni d’origine o geografiche. Alcuni vini possono essere mascherati dietro il concetto di terroir o di vini naturali, ma in realtà possono risultare di scarsa qualità. In sintesi, un vino deve essere valutato per ciò che è realmente, tenendo conto di tutti questi aspetti. La qualità non si misura solo attraverso le etichette o le denominazioni, ma attraverso un’analisi approfondita e consapevole”.

Consigli a chi vuole diventare enotecnico?

“Diventare enotecnico richiede un mix di studio, esperienza pratica e passione per il vino. Viaggiare è un altro aspetto importante. Visitare diverse regioni vinicole permette di conoscere le pratiche locali e le varietà di vino, arricchendo la propria esperienza e comprensione del settore. Ogni regione ha le sue peculiarità e tradizioni che possono influenzare il prodotto finale. Inoltre, partecipare a degustazioni e corsi di assaggio aiuta a riconoscere le sfumature dei vini e a comprendere meglio le tecniche di produzione. Questo non solo migliora le proprie competenze, ma permette anche di costruire una rete di contatti nel settore. Infine, essere modesti e carismatici è un equilibrio importante. La modestia aiuta a rimanere aperti all’apprendimento e a riconoscere che ci sono sempre nuove cose da scoprire”.

L’esperienza più memorabile che piace raccontare?

“Nel corso di una carriera, soffermarsi su un’esperienza può sembrare riduttivo, poiché ogni percorso professionale è costellato di momenti significativi, sia positivi che negativi. Ci sono state esperienze belle e entusiasmanti, che ci hanno fatto crescere e ci hanno motivato a proseguire. Tuttavia, è nelle esperienze brutte che si manifesta veramente il carattere di una persona, sia come individuo che come professionista. Quando ci troviamo di fronte a difficoltà, è fondamentale ascoltare quella voce interiore che ci spinge a migliorare. Questo è il momento in cui dobbiamo guardare oltre, verso obiettivi lontani e avvincenti. La capacità di affrontare le sfide e di trarre insegnamenti dalle esperienze negative è ciò che distingue un buon professionista da uno straordinario. La consapevolezza di dover iniziare nuove esperienze lavorative è un passo cruciale. Ogni fine rappresenta un nuovo inizio, e avere la forza di abbracciare il cambiamento è essenziale per la crescita personale e professionale. È importante ricordare che ogni esperienza, positiva o negativa, contribuisce a formare il nostro bagaglio di competenze e a definire il nostro percorso”.

*Enologo

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