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Autorità di bacino
Crisi idrica, la Sicilia attinge ai “volumi morti” per evitare il collasso

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La Sicilia affronta una crisi idrica che ha superato ogni soglia di allerta. Gli invasi sono al limite, le riserve idriche ridotte ai cosiddetti “volumi morti”, normalmente inaccessibili. Eppure, oggi, diventano l’ultima risorsa per garantire acqua potabile e irrigua a un territorio che rischia il collasso.

Con una direttiva straordinaria, l’Autorità di bacino della Presidenza della Regione ha autorizzato il prelievo da questi volumi residuali. Una misura estrema, ma necessaria. I gestori del servizio idrico integrato sono stati chiamati a intervenire con sistemi galleggianti (foto di copertina) per estrarre acqua dai fondali. Contestualmente, sono state attivate procedure di monitoraggio e trasferimento della fauna ittica, per evitare morie che potrebbero compromettere la qualità dell’acqua destinata al consumo umano.

Prelievi straordinari per salvare il comparto produttivo

Anche il settore agricolo e zootecnico è stato coinvolto nel piano d’emergenza. I Consorzi di bonifica della Sicilia orientale e occidentale hanno ricevuto l’autorizzazione a utilizzare sistemi galleggianti per attingere alle residue risorse idriche, anche al di sotto delle quote di presa ordinarie.

Queste misure, coordinate dalla Cabina di regia regionale per l’emergenza idrica, dal Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti e da quello dell’Agricoltura, mirano a garantire la continuità produttiva delle aziende, nel rispetto della sicurezza degli invasi e della funzionalità degli scarichi.

Ma i dati non lasciano spazio all’ottimismo. Il report del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias) fotografa un agosto avaro di piogge. La Sicilia è rimasta ai margini delle perturbazioni che hanno interessato il Centro-Nord, con accumuli pluviometrici modesti e distribuiti in tre fasi instabili.

L’estate che non ha dissetato

La prima fase, il 5 agostoscorso, ha colpito il Messinese tirrenico orientale con rovesci significativi. La seconda, tra il 13 e il 19, ha portato infiltrazioni fresche in quota e fenomeni temporaleschi diurni, culminati il 16 con grandinate, trombe marine e una tromba d’aria a Modica. A Mazzarino, si sono registrati 78 mm di pioggia in un solo giorno.

Il 19 agosto, nei pressi di Leonforte (Enna), una cella temporalesca persistente ha provocato l’esondazione del Torrente Crisa. Una persona ha perso la vita. L’evento non è stato rilevato dai pluviometri, ma solo dalle immagini radar, evidenziando la fragilità del sistema di monitoraggio.

La terza fase instabile, a fine mese, è stata la coda della perturbazione generata dall’uragano Erin, con effetti limitati al settore peloritano. L’accumulo medio regionale mensile è stato di 16 mm, appena sopra la norma di 12 mm. Il numero di giorni piovosi, 1,8, è solo lievemente superiore alla media.

Autunno decisivo

Le stazioni meteorologiche raccontano una Sicilia divisa. Linguaglossa Etna Nord ha registrato sei giorni di pioggia, mentre molte stazioni costiere non hanno rilevato precipitazioni significative. Palazzolo Acreide ha segnato il massimo accumulo mensile con 72 mm, Caltagirone il massimo giornaliero con 42,8 mm.

All’inizio dell’autunno meteorologico, il quadro resta incerto. Nei dodici mesi precedenti, la distribuzione delle piogge ha mostrato forti anomalie territoriali. Solo alcune aree, come il Calatino e parte del Messinese, hanno beneficiato delle piogge estive. Il resto dell’isola è in forte deficit.

Il decorso delle piogge autunnali sarà decisivo per colmare il gap pluviometrico e scongiurare un collasso strutturale. La Sicilia non ha bisogno solo di pioggia: ha bisogno di una rivoluzione idrica. Senza un cambio di rotta, il prossimo inverno potrebbe trasformarsi in un conto alla rovescia.

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